(Karya Multatuli)
Mamma,
son tanto lontano
Dal
paese ove la vita
Mi
donasti, ove brillo
Sul
mio ciglio il primo pianto,
Ove
crebbi a te per mano,
Ove
il tuo materno amore
Mi
guidava e conduceva.
Sempre
al vfianco mio, fedele,
Mi
rialzavi se cadevo;
Ma
il destino ha rotto I vincoli
Che
ci univano, crudele!
Or
son qui in remote lidi
Con
me stesso, con Dio, solo!
Pero,
mamma, anche se gioia
Io
provavo oppur dolore
Non
dubitar dell’amore,
Mamma,
del tuo figliolo!
Or
quattr’anni son passati
Da
quand’ero in quella terra
In
silenzio sulla riva
A
scrutare l’avvenire,
A
invocar le cose belle
Che
attendevo dal future.
Il
presente disprezzavo,
Paradise
mi creavo;
Il
mio cuore tra gli intoppi
Seminati
sui miei passi
Con
ardir si apriva un varco
E
beato si credeva.
Ma
quell tempo quanto presto
Se
involato ed e fuggito;
Come
un lampo inafferrabile,
Come
folgore a svanito.
Oh
passando esso ha lasciato
Trace
fonde, si, profonde.
Ho
pensato ed ho lottato,
Ho
gioito ed ho pregato…
Quasi
secoli in un volo!
Ho
cercato la salvezza,
Ho
trionfato ed ho perduto,
E
bambino encore poc’anzi
In
un’ora anni ho vissuto.
Pero
tu mi crederai.
Per
il cielo che mi vede,
Mamma,
tu mi crederai.
No,
non’t ho scordata mai!
M’invaghii
d’una fanciulla.
Mi
sembrava che l’amore
Abbellisse
tutta quanta
La
mi vita, in lei vedevo
Come
un premio alle mi pene
Inviatomi
da Dio,
E
per quella gemma pura
Ch”Egli
aveva a me concesso,
Ch’Egli
aveva a me donato
Nella
Sua bonta e premura,
Con
il ciglio inumidito
Io
felice ringraziavo.
Fede
e amore ran tutt’uno
E
il mio cuor riconoscente
Ascendeva
al Sommo Iddio
E
pregava sol per lei.
Solamente
dispiaceri
Quell’amore
mi frutto:
Un
tormento intollerabile
Ilmio
cuor mite afferro:
Solamente
angosce e pene
Io
raccolsi, e non sublimi
Gioie,
e invece di salute
Ci
fu sol pianto e veleno.
Ma
tacer divenne un gusto.
Fermamente
ancor speravo,
La
ripulsa mi esaltava,
Volentier
per lei penavo.
Non
centavo I patimenti,
Ma
soffrivo con letizia.
Tutto,
tutto sopportavo,
Purche
niun me la rapisse!
El’immagine
che in cuore
Io
di lei mi custodivo
Per
me era la piu bella
Che
ci fosse a questo mondo.
Che
accadeva ai sensi miei?
Se
l’amor resistera
Sino
all’ultimo respire,
Certo
in una miglior patria
Alla
fine la riavro…
Un
principio era d’amor!
Ma
cos e questo in confront
All’amor
che con la vita
Dio
c’infonde quando ancora
On
sappiamo belbettar?
Quando,
emersi dal materno
Grembo,
al seno della mamma
Noi
trovimo il primo umore
Per
sedar la nosta sete
E
negli occhi della mamma
Noi
troviam la prima luce.
No,
non ce vincoloin terra
Che
due cuori avvinca tanto
Quanto
il nodo che Dio serra
Trauna
madre ed un figliolo.
Ed
un cuore che ha intravisto
Tante
cose belle, un cuore
Come
il mio, anche se solo
Spine
ha avuto e manco un fiore,
Puo
quell cuor dimenticare
D’una
madre la bonta,
Le
premure della donna
Che
acquetava i miei vagiti,
Mi
asciugava a baci il pianto,
Mi
nutriva col suo sangue?
Mamma,
tu non crederai.
Per
il cielo che mi vede,
Mamma,
tu non crederai:
Ma
non t’ho scordata mai!
Io
son qui lontan dal bello
E
dal dolce della vita
E
le gioie dell’infanzia
Tanto
spesso decantate
Consolar
nonposson piu
La
mia cupa solitudine.
Erto
ed irto eil mio cammino.
La
ripulsa mi deprime
E
il fardello che mi porto
Sulle
spalle ognor m’opprime.
Testimoni
son le lunghe
Ore
di sconforto e pianto
Quando
in grembo alla Natura
Triste
io recline il capo.
Spesso
quando son depresso
Un
sospir quasi mi sfugge:
“Padre,
donami tra I morti
Cio
che in vita non ho avuto!
Padre,
quando verra il giorno
Che
mi bacera la morte,
Dammi
tu nell’aldila
Cio
che qui non gustai: pace!”
Ma
morendo sul mio labbro
La
preghiera a Dio non sale.
In
ginocchio io sento che
Un
sospir sfugge, ma e:
“Non
ancora, mio Signore,
Prima
rendimi mia madre!”
(Max
Havelaar, IPERBOREA, 2007, p.40-44)
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